venerdì 4 novembre 2011

Le mie origini

Da sempre affascinato dalla storia, dall'archeologia, dal mistero, dalla ricerca di come fossero i nostri antenati, di come vivessero. Fin da bambino leggevo e fantasticavo, divoravo libri, studiavo, facevo ricerche per mio conto, poi crescendo mi sono specializzato in maniera autodidatta, munito di block notes e macchina fotografica giravo per campi, boschi, visitando ruderi di antiche chiese e castelli, setacciando palmo a palmo terreni arati alla ricerca di qualche segnale di vita umana antica. Numerose sono state nel tempo le segnalazioni fatte alla Soprintendenza Archeologica delle Marche, ed all'Università di Macerata (Istituto di Archeologia), segnalazioni che hanno portato a volte anche a degli scavi archeologici veri e propri come quello condotto dal Dott. Marco Peresani dell'Università di Ferrara in località Baracche che ha evidenziato un sito preistorico del Paleolitico Superiore datato a circa 18000 anni fà. In tutto questo baillame, sono stato sempre incuriosito anche da quelle che potevano essere le mie origini, leggevo di araldica, di alberi genealogici, di tradizioni, di discendenze, di nobili origini e sognavo. Spesso mi trovavo a ragionare del perchè del mio cognome, cosa avesse dato origine ad esso, in quale anno esso sia stato dato per la prima volta e perchè. Altre volte mi trovavo a pensare su chi fossero i miei antenati, cosa avessero fatto nei secoli indietro, se fossero stati ricchi, nobili, potenti, valorosi, se avessero compiuto gesta eroiche e chissà quant'altro. Ora sto cominciando seriamente pensando invece di iniziare a fare l'albero genealogico della mia famiglia paterna e materna, sò già che visto il poco tempo a disposizione probabilmente per ora non riuscirò ad andare più indietro di un secolo, per andare più a ritroso occorrerà più tempo a disposizione, fare ricerche negli archivi parrocchiali, ed all'archivio di Stato. Qui intanto in attesa di iniziare questo albero genealogico, parlerò di qualche antenato di cui ho trovato alcune notizie interessanti. Oggi è la volta del mio bisnonno materno. Qui sotto il risultato desunto dal libro Bianco dei caduti cingolani in guerra.

Alessandro Bernucci
Nato l'11 ottobre del 1881 da Bernucci Francesco e Virgili Anna Maria a Cingoli, Circondario di Macerata. A 18 anni quando ancora era celibe e di professione Agricultor (agricoltore), religione Cattolico, si imbarca nel porto di Genova sulla nave Bearn alla volta dell'Argentina dove dal documento arriva il 26.10.1898. A quella data dalla sua scheda risulta che sapeva leggere e scrivere avendo frequentato la classe Terza. Il Bearn era una nave di 4134 tonnellate lorde. Lunga 121,57 metri e larga metri 12,25, un imbuto, due alberi del fascio, ironscafo, monovite, velocità 14 nodi. Costruita dal Barrow Shipbuilding Co, Barrow, venne varata per Societe Generale de Transportes marittime di Marsiglia il 25 Oct.1881. Il suo viaggio inaugurale da Marsiglia al porto Argentino iniziò il 15 maggio 1882 e continuò su questo servizio verso il Sud America fino al 1901 quando venne fermata a Marsiglia. Da notizie di archivio la nave Bearn fece  l'ultimo attracco in un porto Argentino nel 1899. In questo lasso di tempo, la nave pare abbia compiuto 39 viaggi verso l'Argentina trasportando complesivamente 18107 passeggeri. I porti di imbarco per l'Argentina normalmente erano : Marsiglia, Napoli, Genova, Santos, Barcellona, Rio de Janeiro, Gibilterra, Malaga, S.ta Cruz de Tenerife, Las Palmas.
Non sò quanto durò la sua permanenza in Argentina, di certo rientrò in Italia dove  sempre dal porto di Genova si reimbarca nuovamente questa volta sulla nave Umbria alla volta sempre dell'Argentina dove arriva il 20.03.1906, aveva 24 anni ed a differenza del precedente imbarco stavolta era sposato e di professione la scheda riporta l'annotazione Jornalero che probabilmente stava a significare Bracciante, o Lavoratore occasionale a giornata. Stavolta si imbarca insieme alla sua giovane consorte di 19 anni ovvero Maccioni in Bernucci Zelinda anche lei indicata come Jornalero di professione, religione Cattolica e sapeva leggere e scrivere avendo frequentato la classe terza.
Maccioni Zelinda in Maccioni
Il Piroscafo Umbria su cui si imbarcarono Alessandro e Zelinda

Il Piroscafo Umbria su cui si imbarcarono Zelinda e Francesco

Il Piroscafo Umbria su cui si imbarcarono Francesco e Zelinda

Il Piroscafo Umbria su cui si imbarcarono Zelinda e Francesco

Il piroscafo Umbria fu costruito nel 1901 per conto della Navigazione Generale Italiana di Genova per destinarla al trasporto misto merci/passeggeri sulla rotta Genova - Nord America. Prua verticale, due alberi ed un fumaiolo. Stazzava 5020 tonnellate. Dopo 10 anni nel 1912 fu ceduto alla Compagnia La Veloce del Cav. Matteo Bruzzo di Genova per destinarlo ai viaggi per Montevideo e Buenos Aires. Non si ha certezza che si tratti della stessa nave.
Nello stesso anno essendo la Società di Navigazione La Veloce incorporata per acquisizione dalla Compagnia Italia Navigazione a Vapore, le fu cambiato il nome in San Paolo.
Non si hanno informazioni sul suo ultimo destino.
Un piroscafo italiano dallo stesso nome si trovava all'ancora a Port Sudan nel maggio 1940 carico di materiale bellico per le colonie: 360.000 bombe, 60 casse di esplosivi, inneschi, tre automobili, 50.000 monete d'argento ed altro ancora.
Scoppiata la guerra, nonostante la stretta sorveglianza inglese riuscì ad uscire in mare aperto ed autoaffondarsi prima che la Marina Britannica riuscisse ad impedirlo.
Ma torniamo ad Alessandro Bernucci. Ebbe da Zelinda diversi figli ma ne parleremo più avanti. Egli fu arruolato il 19 luglio 1901 per procura all'estero ovvero in Argentina, dove come abbiamo detto sopra si trovava per lavoro. Successivamente rientrò in Italia e dopo lo scoppio della I Guerra Mondiale fu dapprima inquadrato in Ancona nella 52a Centuria Lavoratori ed inviato il 13 febbraio 1916 in zona di guerra.
L'anno seguente, il 21 aprile, fu poi trasferito nel 230mo reggimento Fanteria-Brigata Campobasso alla vigilia della decima Battaglia dell'Isonzo nel VI Corpo d'Armata schierato sulla sinistra dell'Isonzo, poco a nord di Salcano. In tale occasione il 230mo reggimento si distinse nei combattimenti sulla Sella di Dol e sul Monte Santo la cui vetta conquistò alle ore 19.00 del 14 maggio. Durante la notte del 15 maggio i pochi superstiti del 3° Battaglione del 230mo reggimento che aveva occupato la vetta e che erano rimasti al comando di un Tenente, dopo aver respinto diversi attacchi, videro avanzare nell'oscurità masse di uomini che gridavano "bravo 230", credendo si trattasse del 229° reggimento che veniva a dare il cambio, li fecero avanzare ma ben presto si resero conto dell'inganno perpetrato dagli austriaci.
Ne seguì un violentissimo scontro proprio mentre imperversava un temporale; gli italiani resistettero tutta la notte, ma all'alba, privi di munizioni, vennero definitivamente sopraffatti; si trattava di un centinaio di uomini e di sette ufficiali. Non sappiamo se Bernucci Francesco faceva parte del terzo Battaglione, certo è che prese parte ai combattimenti tra il Monte San Gabriele ed il Monte Santo, fu gravemente ferito alla testa e trasferito successivamente presso l'Ospedaletto da campo n° 106, il 21 maggio 1917 alle ore 19.00 spirava. Fu sepolto a Jonisca. Ora le sue spoglie riposano al cimitero di Castel S. Angelo vicino Cingoli.